A ben 6 anni di distanza dall’ultimo “The Amalgamut” tornano i Filter di Richard Patrick con questo nuovo capitolo intitolato “Anthems for the Damned”.La prima cosa di cui ci si accorge, già dal primo ascolto, è che la band ha praticamente eliminato la componente industrial: i Filter infatti hanno puntato molto di più su arrangiamenti più rock e l’elettronica presente sul disco è veramente marginale. Al contrario di quello che si potrebbe pensare questo non è però sinonimo di canzoni più aggressive. A farla da padrone su “Anthems for the Damned” troviamo, con grande rammarico dei vecchi fan, molte ballate; questa scelta non può che dare un ritmo molto lento e a tratti decisamente noioso all’ascolto e la speranza che la band esploda di potenza in qualche brano, come erano solita fare, sembra diventare sempre più un miraggio man mano che ci avviciniamo alla fine del disco. Fatta eccezione per tre tacce,“What’s Next”, “The Fake” e “In Dreams”, dove Richard Patrick e soci sembrano volerci dimostrare che se vogliono possono essere ancora taglienti (e anche qui con risultati discutibili), il resto dei brani ha una potenza e una carica ai livelli degli U2, e purtroppo non è uno scherzo. A conti tratti e dopo un’attesa così lunga per la sua realizzazione, “Anthems for the Damned” si rivela un lavoro piuttosto dispensabile, con episodi degni di nota praticamente inesistenti che non possono che far sconsigliare l’acquisto.Read full review
It has a good couple of songs with a mix of soft hard rock then it has the other extreme with real heavy sound. I dont think they know what kind of music they want to play
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